Brano: [...] de doléances ») si sono affiancate a quelle sul lessico politico della Rivoluzione e a quelle sulla sua politica linguistica. Dagli studi in questi tre settori di contatto fra lingua e Rivoluzione Francese (coltivati, naturalmente, anche in Francia ed ora in parte anche da noi), proviene una gran messe di informazioni, di interpretazioni ed anche di ipotesi nuove di cui gli storici non possono non tener conto.
MICHELE A. CORTELAZZO
MARGHERITA ISNARDI PARENTE, Città e regimi politici nel pensiero greco, Torino, Loescher, 1979, pp. 266.
Accade spesso di ripetere la definizione aristotelica secondo la quale « l'uomo è un animale politico », ma non altrettanto spesso di riflettere sul singolare fatto per cui se ne travisa e nello stesso tempo non se ne travisa il senso. Lo si travisa obiettivamente in quanto per il filosofo di Stagira politikon aveva il significato molto preciso di « animale atto (o destinato) a vivere nella polis », cioè in un'organizzazione politica che non ha assolutamente corrispondenze nel mondo moderno; eppure non lo si travis[...]
[...], ben oltre i due secoli (v e Iv a.C.) che la videro al centro cosí delle arti e della letteratura come di appassionate meditazioni, il pensiero greco anche in questo
campo è alla radice e costituisce di fatto una componente fondamentale della nostra cultura.
Esiste naturalmente una sterminata letteratura .sul pensiero politico greco, sulla quale orienta per altro assai bene una succinta ma esauriente nota bibliografica della stessa Margherita Isnardi Parente (pp. 3944: stupisce però che non vi si faccia cenno almeno di Die politischen Theorien des Altertums, Wien 1910, le « sei bellissime conferenze » di Hans von Arnim cosí apprezzate da Sinclair, autore di una classica trattazione della materia accessibile anche in traduzione italiana: Il pensiero politico classico, RomaBari 1973). Ma si può ben dire che il libro della Isnardi Parente, la quale aveva già curato per la stessa collana un altro bel volume (La filosofia dell'Ellenismo, Torino 1977), trova una sua precisa collocazione. Ad un vasto pubblico viene infatti con esso offerta la concreta e fruttuosa possibilità di mettersi in contatto diretto con testi fondamentali del pensiero politico greco. Una rapida e densa sintesi introduttiva (pp. 935) rappresenta preliminarmente i termini e i caratteri essenziali di quella riflessione, dall'età arcaica al termine dell'Ellenismo. I testi sono raggruppati in cinque sezioni (I. Il problema dell'eguaglianza e la critica della cit[...]
[...]i o gli uomini « regi » di Platone, ma nemmeno la loro può essere l'assemblea di « architetti, fabbri, calzolai, commercianti e marinai » che fu la base di discussione tra Socrate e Protagora (Prot. 319 d). Nonostante gli elementi di continuità del dibattito politico, sono poi presenti nel pensiero del iv sec. anche varie sollecitazioni in direzione dell'astensionismo e del disimpegno che si affermano persino in Platone, come acutamente rileva l'Isnardi Parente (p. 114). La stessa teorizzazione dei pepaideumenoi in Aristotele a livello politico rivendica evidentemente un'autonomia e una separatezza dei filosofi. Del resto l'idealizzazione del principe illuminato (in Isocrate) che a volte si colora di tinte spartane (in Senofonte, in cui è da presupporre un richiamo al laconismo militante d'opposizione) ed anche orientali (sempre in Senofonte con l'idealizzazione della monarchia persiana nella Ciropedia), condanna di fatto il complesso dei cittadini all'esilio dalla politica. A questi non resta che conformarsi, sul piano etico, al modello di virtú of[...]
[...]à cioè di cogliere la realtà di Roma — che aveva davvero qualcosa da spartire con le primitive aristocrazie greche — con categorie libresche da parte di un intellettuale che proveniva da un'area periferica dove quel che restava della polis erano da tempo vuoti riti ed esteriore cerimoniale.
Si possono ben tralasciare osservazioni troppo minute e particolari; ma su un punto mi sento di dover esprimere un'opinione radicalmente opposta a quella di Isnardi Parente; un punto che, se nulla toglie ai meriti indiscutibili di quest'ottima antologia ragionata, è tuttavia capitale per l'apprezzamento dell'intera storia del pensiero politico greco. Intanto non viene mai esplicitamente rilevato dall'autrice, che il nucleo essenziale di quel pensiero risale a due soli secoli, il v e il iv (si è visto, per esempio, come da ultimo Polibio si richiami direttamente al costituzionalismo classico). Questo fatto permette di sottolinearne un altro che ancora l'autrice non pare cogliere in tutta la sua importanza: e cioè che quel patrimonio di idee è stato elaborato oltr[...]
[...]tica sarebbe stata nell'età arcaica il richiamo alla lotta contro il tiranno in cui si sarebbe espressa la resistenza del gruppo degli eguali aristocratici. Ora, non pare proprio che dalle lotte degli aristocratici sia emerso un qualche pensiero politico. E non mi sembra che si possa sostenere che « tra l'aristocrazia e la democrazia ... non esiste alcuna soluzione di continuità, né alcun radicale cambiamento di idealità politiche », come dice l'Isnardi Parente (p. 10) e come spesso si ripete. Su questo piano invece l'affermazione della polis democratica costituisce una decisiva `rottura'. E solo con essa infatti che nasce il pensiero politico: e le stesse idealità aristocratiche cominciarono ad avere rilevanza nella riflessione politica, autonomamente o in quanto accolte e trasformate dall'ideologia democratica, solo dopo e solo in rapporto con la polis democratica.
Un egualitarismo aristocratico non si è mai espresso politicamente prima di essa nell'età arcaica: a meno che non si vogliano, noi, interpretare cosí le violente risse nobiliari. Il po[...]